Il mercato italiano del real estate sta attraversando un momento di transizione perché deve passare dal modello obsoleto di ieri a nuove forme di risposta per domani. Ma anche per oggi.
Chi cerca un immobile oggi è molto diverso da chi ne aveva bisogno anche solo una decina di anni fa, ma l’offerta è rimasta a grandi linee la stessa da più di mezzo secolo.
Anche se sono cambiati i mezzi di comunicazione e adesso la pubblicità si fa in rete più che con i volantini e i giornali, l’approccio degli intermediari alle soglie del primo ventennio del duemila, non è diverso da quello del dopo guerra.
Per chi compra, lo scenario si è contemporaneamente semplificato e complicato:
- è più semplice perché in teoria riduce i tempi: cerchi casa sul web, guardi la zona con Google Earth o il satellite di Maps, mandi un messaggio e fissi una visita senza passare dalle Poste o dai centralini di inizio secolo;
- lo è di meno perché l’offerta è spesso confusa: rischi di trovare lo stesso immobile in decine di annunci diversi con diversi prezzi e riferimenti.
La domanda di oggi arriva da persone che hanno più competenze di ieri, ma forse meno tempo, certamente meno pazienza ed è una domanda che è cambiata non solo nella forma e nella sostanza, ma anche nella sua espressione temporale. La casa non è necessariamente per sempre perché gli esseri umani di oggi hanno meno radici, e meno paura di muoversi.
E noi, quando ci adeguiamo?
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